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Via Crucis

ai piedi di Cristo

 

Dedicata alle vittime del lavoro che non c'è

VIA CRUCIS AI PIEDI DI CRISTO

25 Marzo 2016

Chiesetta Santa Maria di Betlemme

Potenza

 

Venerdi Santo "Ai piedi di Cristo" dedicato alle vittime del lavoro che non c'è. Grande commozione e grande partecipazione presso la chiesetta di Santa Maria di Betlemme di fronte alle immagini della Passione di Cristo del grande artista colombiano Fernando Botero ed i versi di grandi artisti contemporanei recitati splendidamente da Isabella Urbano e Carmen Cangi, capaci di far vibrare nel profondo i cuori dei presenti. Intense e forti le parole di don Marcello Cozzi che hanno richiamato tutti alla forza e coerenza del messaggio di salvezza di Cristo e denunciato le troppe Passioni dei nostri giorni, le sofferenze di tanti uomini donne e bambini lasciati soli ed ai margini delle nostre vite e le tante colpe di una società priva di etica. Un grazie di cuore a questo prete coraggioso e presente al fianco degli ultimi. 

E chi sono questi dodici uomini di fatica? Io non capisco le tue parole: t’ho insegnato a parlare, nominavamo gli uccelli, tu osservavi le loro grandi migrazioni, allora come un qualsiasi bambino.Torna dunque dal luogo gremito al silenzio «Io sono mio e non mio». Perché sei aggrottato quando parlo? (…)Chi, come vento arrogante che soffia nel senso che vuole, non ha bisogno di pace? Tuttavia ricordo quando andasti a parlare con i dotti in toga ed ermellino…Odo un grido levarsi nella città;chi ha portato quel tetro strumento? «Uno che è tutto suo e non suo». Attraversando l’agile prato verde vedo prolungarsi una strana ombra...Sei tu il bambino ch’io partorii da sola, senza un dottore vicino a tagliare il cordone? Non posso ridurmi a chiamarti Signore, rispondimi come il mio unico figlio. «Io sono mio e non mio».

IV STAZIONE
Gesù incontra sua Madre
Lo stupore reverente e un po’ ferito di Maria di fronte all’assoluta imprevedibilità del suo misterioso Figliuolo, nei versi semplici e profondi poeta americano THOM GUNN (1929-1971).

”Gesù e sua madre”
Mio unico figlio, più di Dio che mio,
rimani in quest’orto maturo di pere.
L’offerta della loro polpa riveste
un luccichio modesto e soddisfatto:
e quando piangono di vecchiezza, non amaro sale
ma lento sciroppo sono le loro lacrime.
« Io sono mio e non mio».
Sembrava assai simile a qualsiasi altro uomo
Lo straniero silenzioso che passò
Davanti la mia prota reggendo uno stelo di giglio:
come potevo sapere a che cosa davo inizio
incontrando occhi più lampeggianti che non
gli occhi di Giuseppe, quelli di Dio?
Io ero mia e non mia.

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